Muoversi a Roma non è mai semplice. Tra traffico, distanze e barriere architettoniche, per molte persone spostarsi può diventare una vera sfida. È qui che entra in gioco la storia di Marco D’Alessio, tassista romano con undici anni di esperienza, ex calciatore professionista e oggi allenatore certificato FIGC, ma soprattutto specialista in mobilità accessibile.
Con il suo servizio, Marco ha trasformato il taxi in qualcosa di più di un semplice mezzo di trasporto: un veicolo di inclusione. Il suo Volkswagen Caddy attrezzato, con pianale ribassato e rampa d’accesso, permette a chiunque – anche a chi si muove in sedia a rotelle – di viaggiare in autonomia, comfort e sicurezza. Non a caso, sarà tra gli speaker di Accessibility for Future 2025, dove porterà la sua esperienza e il suo messaggio: la libertà di movimento è parte integrante della libertà personale.
Lo abbiamo intervistato per farci raccontare meglio la sua visione e il suo percorso.
Intervista
D: Marco, il tuo percorso professionale è molto particolare: dal calcio al taxi. Ci racconti come sei arrivato a occuparti di mobilità accessibile?
R: Il calcio è stato la mia prima scuola di vita: disciplina, spirito di squadra e capacità di ascolto. Dopo la carriera sportiva ho deciso di dedicarmi a un’altra grande passione, quella di stare a contatto con le persone. Fare il tassista a Roma mi ha insegnato che muoversi non è mai solo uno spostamento: è libertà, indipendenza, dignità. Col tempo mi sono accorto che troppe persone, soprattutto chi vive una disabilità motoria, trovavano davanti a sé più barriere che strade. Da lì è nata la mia missione: offrire un servizio di mobilità universale.
D: Nella tua bio sottolinei tre parole chiave: inclusione, sicurezza e dedizione. Cosa significano per te?
R: Inclusione vuol dire che nessuno deve sentirsi “fuori posto” quando viaggia. Sicurezza significa che, oltre ad avere un mezzo affidabile, mi sono formato come operatore BLSD, per essere pronto anche nelle situazioni di emergenza. Dedizione è forse la più importante: non considero quello che faccio un semplice lavoro, ma una responsabilità verso le persone che scelgono di affidarsi a me.
D: Il tuo veicolo attrezzato è diventato un simbolo del tuo lavoro. Ce lo descrivi?
R: Si tratta di un Volkswagen Caddy a passo lungo, climatizzato e spazioso. L’allestimento a pianale ribassato consente di salire in carrozzina senza doversi trasferire, in totale autonomia e sicurezza. Può ospitare fino a una persona in sedia a rotelle e quattro passeggeri aggiuntivi. È stato pensato per garantire viaggi confortevoli, dalle brevi tratte in città alle lunghe percorrenze in tutta Italia.
D: A Roma, ma anche oltre. Quali servizi offri concretamente?
R: A Roma mi occupo di trasferimenti da e per aeroporti e stazioni, tour turistici personalizzati, accompagnamento per visite mediche o eventi. Ma non mi fermo ai confini della capitale: porto i miei clienti ovunque in Italia, anche per più giorni, sia per viaggi di lavoro sia per vacanze. L’idea è che nessuno debba rinunciare a spostarsi solo perché il viaggio sembra complicato.
D: Sei anche autore di un libro. Ce ne parli?
R: Ho scritto “Che strada preferisce fare?” raccogliendo storie, incontri e riflessioni vissute dietro al volante. Il taxi è un osservatorio straordinario di vite: c’è sempre un racconto che inizia quando qualcuno apre la portiera. Alcuni episodi sono legati proprio al tema dell’accessibilità e alla gioia di vedere una persona che, grazie a un servizio adeguato, può godersi un viaggio senza ansie o ostacoli.
D: Al prossimo evento “Accessibility for Future” sarai uno degli speaker. Che messaggio vuoi lasciare al pubblico?
R: Voglio dire che la mobilità universale non è un lusso, ma un diritto. Ogni volta che una persona si muove senza barriere, è una vittoria non solo sua, ma di tutta la società. Spero di trasmettere la mia esperienza per dimostrare che, con dedizione e innovazione, possiamo costruire un futuro in cui nessuno resti indietro.
D: Dopo tanti chilometri percorsi, cosa ti emoziona ancora di più nel tuo lavoro?
R: Vedere il sorriso di chi arriva a destinazione senza stress, senza sorprese. Ogni viaggio è un piccolo pezzo di fiducia che le persone mi affidano. Restituirlo in forma di serenità è la mia più grande soddisfazione.
Conclusione
La storia di Marco D’Alessio dimostra che la mobilità può diventare uno strumento di inclusione, unendo professionalità e attenzione autentica alle persone. Il suo lavoro quotidiano non è solo un servizio di trasporto, ma un esempio concreto di come le barriere possano essere superate con dedizione, innovazione e visione.
In vista di Accessibility for Future 2025, la sua voce sarà una testimonianza preziosa per ricordare che muoversi liberamente non è un privilegio, ma un diritto di tutti. Un diritto che Marco, con la sua esperienza e il suo impegno, trasforma in realtà ogni giorno, viaggio dopo viaggio.